CNA Trentino Alto Adige si associa all’appello che ABI, Alleanza delle Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop), Casartigiani, CIAAgricoltori Italiani, CLAAI – Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Conf commercio, Confedilizia, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria, Confindustria, Copagri hanno inviato alle istituzioni italiane, in cui è forte la richiesta di continuare a garantire la necessaria liquidità alle imprese, tenendo conto che i costi aziendali sono rimasti elevati e, se tutto va bene, solo in parte congelati e rinviati, mentre le materie prima hanno subito aumenti sconsiderati. Analogo appello viene rivolto alle Province Autonome di Bolzano e Trento.
“La crisi sanitaria determinata dal COVID-19 continua a incidere negativamente sulle attività di impresa – afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA regionale -. Le rappresentanze delle imprese ritengono importante che il Decreto legge in corso di definizione contenga misure di semplice applicazione, che siano effettivamente efficaci e immediatamente operative, senza prevedere l’emanazione di una regolamentazione secondaria per la piena operatività. La liquidità è per le imprese essenziale come l’ossigeno per i malati di Covid”.
È poi necessario – prosegue la CNA – che le modalità di accesso al Fondo di Garanzia PMI e alle garanzie Ismea non subiscano delle modifiche almeno fino al 31 dicembre 2021, anche con riferimento alle imprese agricole e a quelle non rientranti nella definizione europea di piccole e medie imprese. Andrebbero comunque favorite le operazioni di rinegoziazione del debito, attraverso idonei strumenti di garanzia offerti dal Fondo di garanzia per le PMI, Sace ed Ismea.
Infine, occorre equiparare le condizioni di accesso alla “Garanzia Italia” a quelle previste per il Fondo di garanzia PMI e ampliare la possibilità di accesso alle misure di sostegno alla liquidità anche alle imprese ammesse a piani di ristrutturazione prima dell’avvio della pandemia e che si sono trovate in difficoltà a rispettare tali piani a seguito degli effetti della pandemia.